Blog del sito http://cubareale.webnode.it/

mercoledì 14 ottobre 2015

Pubblicità.... progresso ?

da. http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/

Da un po' di tempo a questa parte, timidamente, ma in crescendo, appaiono piccoli spot pubblicitari alla televisione cubana. Per il momento solo di prodotti e aziende nazionali. La stessa Cubavision Internacional sta facendo una campagna per invitare potenziali clienti ad inserire spot nelle sue emissioni.
Quando sono arrivato a Cuba, l'unica insegna pubblicitaria era "Tropicana, un paraíso bajo las estrellas" che si trovava all'uscita dell'avenida Van Troy incrociando Boyeros, per chi veniva dall'aeroporto. Circolava anche una rivista cultural-rosa che si chiamava Opina, diretta dall'allora vice ministro del Commercio, Balari. Questa rivista, non certo su carta patinata a colori, aveva una sezione dedicata ai piccoli annunci di compravendita tra privati o di permute di case. A quei tempi era tutto sotto il controllo dello Stato e le auto si potevano rivendere solo se immatricolate prima del 1961.

Questo "peccato capitale" costò la chiusura della rivista, peraltro, 
come si comprenderà, molto popolare che si esauriva in tempi brevissimi nei chioschi di rivendita. Costò anche la "caduta in disgrazia" del vice-ministro che in una conversazione col sottoscritto disse che comunque quelli della sua "casta" cadevano sempre in piedi...
Oggi, a Opina, si è sostituita "Ofertas" in una veste tipografica, naturalmente, più in sintonia con i tempi.


Tempi che cambiano.

venerdì 9 ottobre 2015

Pritzker aboga en Cuba por ‘una relación más abierta’

Da :  http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/


La secretaria de Comercio de EE.UU, Penny Pritzker, se reúne con el canciller cubano Bruno Rodríguez, hoy, miércoles 7 de octubre de 2015, en La Habana (Cuba). Pritzker se reunirá con autoridades cubanas como el vicepresidente Ricardo Cabrisas en su último día de su visita a la isla. Alejandro Ernesto EFE
RIGOBERTO DIAZ
Agence France-Presse

LA HABANA

La secretaria de Comercio de Estados Unidos, Penny Pritzker, instó a Cuba a “construir una relación más abierta” durante su estancia en La Habana para analizar el alcance y las limitaciones de las flexibilizaciones al embargo decretadas por el presidente Barack Obama.
“Queremos ayudar a todos los cubanos a insertarse en la economía mundial y a disfrutar de un mejor nivel de vida, pero también dar al pueblo de Estados Unidos la oportunidad de aprender sobre Cuba y de desarrollar relaciones con las personas de una isla que está a solo 90 millas de las costas” estadounidenses, dijo Pritzker en su segunda jornada en la isla.
“Podemos construir una relación más abierta entre nuestras dos naciones”, añadió, al inaugurar un foro en el que participan funcionarios de los departamentos estadounidenses del Tesoro, Comercio y Estado junto con representantes de varios ministerios y empresas cubanas.
Los representantes de ambos países discuten sobre “el alcance y las limitaciones” de las flexibilizaciones al embargo decretadas en septiembre por el presidente Barack Obama, según la cancillería cubana.

Después de decretar unas primeras medidas en enero, Obama eliminó el mes pasado el tope a las remesas familiares, autorizó inversiones conjuntas de norteamericanos con empresas estatales cubanas, los viajes turísticos de barcos y aviones a la isla, pero dejó intacto la mayoría del cuerpo legal del embargo.................


mercoledì 7 ottobre 2015

Galeano, le parole dei sogni



Da:  http://www.altrenotizie.org/   di Fabrizio Casari



Nato in un paese di andanti, di migrazioni mai insultate e di destini mai definitivi, di cognomi misti e storie intrecciate, di malinconie e poesie senza la noia dell’ovvio, Eduardo Galeano, giornalista e scrittore, ha sedotto almeno tre generazioni di lettori. L’uomo che volava scrivendo, nemico acerrimo di ogni dittatura ed entusiasta amico di ogni rivoluzione, ebbe a muoversi dal suo Uruguay, obbligato dai militari che, giustamente dal loro punto di vista, non ne apprezzavano la penna e la parola.

Dall’Uruguay all’Argentina, poi in Spagna, Eduardo Galeano dovette migrare per colpa di pensieri e parole poco gradite ai gorilla in uniforme che schiacciavano libertà e persone. Riuscì a fuggire dalle manette dei militari e da quelle delle opportunità e, per quanto l’esilio lo colpì, non divenne mai estraneo a nessuna terra e in nessun luogo.

A riconoscere il suo valore furono proprio i golpisti, che proibirono la circolazione del suo libro più importante, Le vene aperte dell’America Latina. In quel libro, tradotto in tante lingue e vietato in alcuni paesi, Galeano raccontò tutto quello che la regola dell’amnesia proibisce. Fu il libro che il presidente venezuelano, Hugo Chavez, nel 2009, regalò a Obama affinchè lo statunitense potesse comprendere la storia autentica del saccheggio e del sangue.


Lunga e variegata fu la produzione intellettuale che accompagnò i sentimenti di Galeano. Da Le vene aperte dell’America Latina alla trilogia Memorie del fuoco, da Giorni e notti di amore e di guerra, a L’America non è stata ancora scoperta, e poi l'incursione nel calcio con Splendori e miserie del gioco del calcio, quindi Il libro degli abbracci, Il mondo a testa in giù, Mujeres e tante altre pubblicazioni. Fondatore della rivista Brecha, collaboratore di molti dei giornali migliori dell’America latina, chi lo leggeva anche solo una volta trovava insopportabile poi non leggere tutto quel che scriveva.

Non c’è posto del mondo dove le persone sono state sottomesse al denaro, dove il disordine creativo sia stato imprigionato dalle leggi dell’invisibile mercato, che non abbia visto Eduardo Galeano a raccontare l’urgenza della memoria viva, il bisogno del rifiuto.

A spiegare come nacque l’impero e chi ne pagò il prezzo, come la crescita smodata del poderoso riposò sui cadaveri degli umili, come il sottosviluppo dei deboli non sia l’infanzia del loro sviluppo bensì la conseguenza dello sviluppo dei forti. Affascinato dalla cultura dei popoli indigeni d'America, raccontava di come Maya, Atzechi, Incas, senza il rumore degli stati moderni, conoscevano e diffondevano, apprendevano mentre insegnavano.

Ha raccontato l’umanità andante e ferita, i dannati della terra e le vittime designate del grande gioco della diseguaglianza, le carni e le idee di quei tanti, tra uomini e donne, capaci di vincere quando non c’era niente da perdere e capaci di perdere vincendo. Sembravano carezze le parole scritte, che anche quando incolpavano e condannavano riuscivano a trovare il tono dell’anima.


Come in una lettera all’umanità, come a voler riparare i torti della storia e le colpe delle amnesie, Eduardo Galeano sapeva accarezzare gli occhi e svegliare coscienze. Ha raccontato di criminali e di giusti senza mai incedere nel peccato della ragionevolezza.

In un mondo che rincorre il denaro e il successo, che misura ciò che si è a seconda di quanto si ha, Galeano ha rappresentato la ribellione delle parole, la rivoluzione del senso comune, i dettagli che formano le cose e le persone che poi cambiano la storia.

Insubordinato permanente alle regole dell’editoria consigliata, violatore impenitente dell’ordine consentito, ha contestato tutta la vita la dittatura della paura, mentre ha raccontato l’epopea degli umili con un amore assoluto, trasformando le parole d’amore nella più contagiosa delle armi. Terapista dell’indifferenza, insegnava a tenere dritta la spina dorsale.


La sua ultima migrazione lo vede andare ora, come sempre ha fatto, in ogni dove. Vi prenderà la residenza senza chiederne il permesso. E magari anche da lì scriverà per ricordarci che cessiamo di essere quando dimentichiamo chi siamo e che solo il batterci per il riscatto degli ultimi potrà permetterci di sentirci vivi.