Blog del sito http://cubareale.webnode.it/

giovedì 24 dicembre 2015

Trattative per gli indennizzi reciproci

Da: http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/  





All'Avana si dice "se la và la gà i gamb..." (o forse non è qui?...)
 
Tra i "creditori" statunitensi si è annesso anche il nipote di Meyer Lansky, che fu braccio destro di Salvatore Lucania, alias Charles Luciano "Lucky", nonché proprietario e azionista di bische e bordelli,
che reclama per l'esproprio dell'hotel Riviera. Auguri...

venerdì 4 dicembre 2015

Conferenza a Parigi sul cambio climatico

da: http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/

Ricevo, dall'amico Luca Lombroso, presente a Parigi e pubblico, questo articolo riguardante il cambio climatico del nostro pianeta.



Cop21 a Parigi, l’Occidente prenda Cuba come esempio

Secondo il Wwf, fonte davvero poco sospettabile di “filocastrismo”, Cuba rappresentava, nel 2006,  l’unico Paese al mondo a soddisfare entrambi i criteri previsti per l’accertamento della sostenibilità di un dato sistema. I criteri in questione sono i seguenti. Da un lato lo sviluppo umano deve essere superiore allo 0,8, mentre dall’altro l’impronta biologica delle attività umane deve essere inferiore all’ 1,8.
Secondo i dati contenuti nel Living Planet Report, redatto annualmente dalla prestigiosa organizzazione ambientalista, Cuba presentava nel 2006 al tempo stesso un indice dello sviluppo umano pari a 0,82 e un’impronta biologica pari a 1,5. Nel 2012 l’impronta biologica era salita all’1,9, mentre, secondo gli ultimi dati disponibili relativi allo sviluppo umano, che risalgono al 2013, l’indice dello sviluppo umano era pari a 0,815. Si tratta di variazioni poco significative e tale evoluzione conferma il valore esemplare dell’esperienza cubana, attestato, fra l’altro, dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Pnud).
Ciò costituisce il risultato delle politiche di pianificazione sociale ed ambientale promosse ed attuate nel quadro del sistema socialista cubano, che richiedono un controllo penetrante delle attività economiche e consentono la soddisfazione dei diritti sociali. Un sistema davvero atipico nel presente contesto mondiale purtroppo ancora dominato dal turbocapitalismo neoliberista, sebbene quest’ultimo sia in crescente crisi e si riveli sempre meno capace di soddisfare i bisogni umani fondamentali.
La questione ambientale, in particolare, sta diventando sempre più inquietante e determinante. Tutti gli occhi sono rivolti a Parigi e alla Conferenza mondiale sul clima, ma, alla luce degli scarsi risultati raggiunti dalla comunità internazionale in precedenza, lo scetticismo è più che giustificato. Tanto più che il governo francese ha strumentalizzato le recenti stragi terroristiche per vietare lo svolgimento della marcia. Un segnale inquietante, che conferma come la limitazione dei diritti democratici, il degrado ambientale e sociale e la crescita delle guerre e del terrorismo costituiscano tendenze che marciano di pari passo verso l’estinzione dell’umanità o quantomeno la fine della civiltà.
La situazione ambientale mondiale si presenta d’altronde sempre più compromessa. Dalle morti premature per inquinamento in Italia ai disastri ambientali in Brasile, dove mi trovo attualmente, ovunque è sotto accusa un sistema politico che lascia carta bianca alle imprese, senza neanche introdurre blandi controlli. In Italia il governo Renzi sta smantellando molte normative ambientali, forse nell’ingenua illusione di poter in tal modo agevolare la ripresa economica che non arriva, ma, più probabilmente, nella salda certezza che conviene sempre e comunque appoggiare i poteri forti.
I dati che provengono da Cuba dimostrano invece come sia possibile combinare sviluppo umano e salvaguardia ambientale. Un piccolo Paese, soggetto da oltre cinquant’anni a un blocco economico e povero di materie prime, può dare una lezione di sostenibilità a tutti, dai paesi industrializzati, che hanno in buona parte distrutto la natura propria e di molti altri Paesi, alla Cina, che continua a registrare livelli elevati di inquinamento nonostante i passi avanti compiuti di recente, ai paesi latinoamericani, che continuano a praticare forme eccessive di estrattivismo con costi ambientali e sociali elevati.
Oggi sono in molti a temere che il recente disgelo fra Cuba e Stati Uniti possa preludere a un arrivo in massa di capitalisti più o meno selvaggi sull’isola. Il pericolo oggettivamente esiste. Ma bisogna essere fiduciosi nella capacità del popolo e del governo cubano di tenere sotto controllo anche questo processo di apertura, ricavando i dovuti benefici dallo scambio economico senza buttare a mare le conquiste realizzate in oltre cinquant’anni di socialismo.
Tutti gli Stati, a prescindere dalla loro collocazione geopolitica e dal loro livello di sviluppo, dovrebbero invece riflettere sull’elementare verità affermata da questa esperienza, e cioè che è possibile coniugare livelli soddisfacenti di benessere sociale e la tutela della natura solo esercitando un controllo ferreo sulle attività economiche, restituendo in tal modo ai popoli, mediante le loro rappresentanze politiche, il diritto a guidare lo sviluppo dell’economia e della società verso mete effettivamente condivise, che prescindono ovviamente dalle bulimiche ansie di profitto degli attuali playmaker dell´economia e della politica mondiale. Quali forze politiche italiane sono oggi in grado di fornire una risposta convincente su questo piano?
 luca lombroso
luca@lombroso.it

venerdì 6 novembre 2015

Percorsi e viaggi musicali: Laura Mollica e Giuseppe Greco

da:  http://www.ilbelloallavana.com

Sono qui, in un bar del centro storico dell’Avana, e vivo un’esperienza emozionante, di quelle che al giorno d’oggi capitano sempre più raramente: essere in un luogo che l’UNESCO ha dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” in compagnia di una persona che dal 2011 è parte del “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità” dell’UNESCO, unica artista professionista a rientrare nelle espressioni dell’identità culturale della Sicilia. Lo scorso 7 ottobre, Laura Mollica (voce) e Giuseppe Greco (chitarra, percussioni e direzione musicale) hanno affascinato prima, e trascinato poi, il fortunato pubblico della Sala Teatro del Museo delle Belle Arti con uno spettacolo di rara perfezione e di grande coinvolgimento: La vuci mia, presentato nell’ambito del Festival Les Voix Humaines organizzato da Leo Brouwer e Isabelle Hernández.
L’intervista a Laura e Giuseppe inizia con le canoniche 5 domande de “Il bello all’Avana”. A queste, sebbene siano teoricamente rivolte a un unico interlocutore, risponderanno entrambi con una sintonia tale da non richiedere la necessità di specificare chi abbia effettivamente risposto.

Che cos’è il bello all’Avana per te? Il festival ci ha permesso di avere un accesso privilegiato alla città, che non è solo salsa, non è solo questo folclore che può osservare il classico turista. Invece, abbiamo scoperto che c’è un’offerta culturale importante. Parlando poi delle impressioni, del paese, di bello c’è la gente, la popolazione. Pur vivendo in una situazione di sofferenza, di difficoltà, abbiamo potuto riscontrare la dignità della gente, un grande decoro, anche se non hanno risorse. Certo, ci siamo anche accorti che esistono due Avana, due mondi paralleli, quello della gente che ci vive e il gran luna park turistico. Una città di contraddizioni, di contrasti, ma non sarà forse questo il bello dell’Avana? Le forti emozioni che riesce a suscitare, e il “mal di Cuba”, come una volta si diceva invece dell’Africa, che colpisce quanti passano per quest’isola.
Dove ti piace andare con la persona che ami? Perderci per le strade di L’Avana, così, senza una meta precisa. Senza sapere per davvero dove andare.
Se L’Avana fosse qualcosa da mangiare, o da bere, che cosa sarebbe? Ma già lo è!!! Già lo è, è da bere, specialmente… specialmente da bere. E sarebbe quel mojito che abbiamo cercato alla Bodeguita del Medio, in questo siamo stati un po’ turisti. Ma ieri abbiamo incontrato un signore adorabile, un signore cubano che ha lavorato per tanti anni nel mondo dell’arte, e ci ha fatto finalmente provare il rum vero, quello serio per davvero. Ma solo ieri! Sai, abbiamo fatto come quasi tutti, che prima di arrivare all’Avana cercano informazioni, e quindi siamo caduti nella trappola della Bodeguita, forse il peggior posto dove andare a cercare il buon mojito. Ma qualche giorno fa, sempre per strada, un ragazzo ci ha fermati e invece di farci entrare in uno dei soliti locali per turisti, ci ha accompagnato in una specie di bettola, dove però c’era un pianista bravo che compiva 88 anni, e la musica e le bevande erano buone per davvero. Questa è stata la parte migliore, queste variazioni, queste “varianti umane”, un improvviso parlare con qualcuno e modificare quel minimo di programma che ti eri proposto.
Qual è la strada o il quartiere più bello dell’Avana secondo te? Il Malecón, questo lungomare dell’Avana, incantevole. Passare di lì a tutte le ore, di notte con la gente a prendere il fresco, di giorno passare di lì e vedere i bambini che si buttano dalla scogliera per fare il bagno, i pescatori con la canna. Una strada che ci ha accompagnato, per una ragione o per un’altra, praticamente tutti i giorni. Ma non abbiamo capito bene la relazione che ha la popolazione con il mare, che non è propriamente fruibile. Tu entri, e ti scordi che è una città sul mare, è un po’ come Palermo, dove succede la stessa cosa. Entri nella prima traversa e non vedi più il mare.
Ci consigli un locale o un luogo dove andare? Il Chanchullero! Prezzi onesti, pulito, si mangia bene, la birra è fredda, non esci ‘appestato’ di olio fritto come in tanti altri locali. Ma ci siamo trovati bene anche al Topoli, il ristorante iraniano vicino all’appartamento in cui stiamo, e peraltro uno degli sponsor del festival.
A questo punto, (è Laura che parla), vorrei proporre una sesta domanda. Qual è il colore dell’Avana? Assolutamente l’azzurro, con tutte le sue sfumature di turchese, di azzurro, verde acqua. Penso che il colore dell’Avana sia l’azzurro.
La vuci mia. Si è inserito benissimo nel tema del progetto (il titolo del festival è infatti ‘Le voci umane’). È stato un caso o lo avete scelto? No, è il progetto che stiamo portando avanti da anni, su cui lavoriamo e che quest’anno abbiamo già portato in Svizzera; in realtà è un progetto in progress che si arricchisce sempre di nuovi frammenti, svolgiamo una ricerca musicologica costante per poi portare il materiale in scena, dopo averlo ovviamente spettacolarizzato.
E la chiusura del concerto, con il classico Vent’anni, che qui a Cuba è stato interpretato da tutte le grandi cantanti, da autentici mostri sacri della canzone cubana, come Miriam Ramos e Omara Portuondo. Uno scontro fra titani, dal quale sei uscita vincitrice, vista la reazione del pubblico, tutto in piedi ad applaudirti. Sì, è una canzone che ci piace molto, e che quindi volevamo proporre come omaggio alla musica cubana, e avevamo stabilito che se lo spettacolo fosse andato bene, e avessimo avuto richieste di bis, avremmo inserito questo brano, che è veramente una bellissima canzone, intramontabile, e credo che la mia interpretazione sia originale, personale, perché non mi sono ispirata a nessun’altra cantante.  E credo che sia stata molto apprezzata. Incredibile come la musica riesca ad arrivare a tutti, entra nei cuori, nonostante l’ovvia difficoltà di comprendere i testi in siciliano.
Il prossimo progetto? Una rivisitazione del grande poeta Ignazio Buttitta, in una veste un po’ insolita, perché in genere è visto solo come uomo socialmente impegnato, per le sue lotte contro il potere. C’è invece un aspetto di Buttitta che stiamo cercando di portare all’attenzione del grande pubblico, ed è la sua poetica amorosa. Si tratta di una decina di canzoni che abbiamo pensato di proporre in forma bandistica, e con la voce di Laura naturalmente. Una forma, se vuoi, un po’ popolare. È anche un progetto discografico.
E Cuba? Puoi immaginarti, ci auguriamo di tornare! Magari in una delle prossime Settimane della Cultura Italiana a Cuba. Ci piacerebbe portare anche questo nuovo progetto, creando un rapporto nuovo con i musicisti locali, con la loro partecipazione. Sarebbe una cosa bellissima, per noi. Un progetto non solo artistico, ma anche di collaborazione.
                                                                                                      di Angelo Veglia

martedì 3 novembre 2015

Imbarcazioni nordamericane per la regata "Castillo del Morro"

Da:  http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/  ( foto  A. B.)



Martedì 3, partiranno da Pensacola, al nord della Florida, 25 imbarcazioni di diverse classi e categorie tra mono e multiscafi, per partecipare alla “regata Castillo del Morro” all’Avana.


L’arrivo degli scafi alla Marina Hemingway è previsto per giovedì dopo una travrsata di 595 miglia nautiche (circa 1200 km.) e il colpo di cannone per la partenza della regata il sabato seguente. Si prevede che il programma di regate internazionali a Cuba, si incrementi notevolmente dal 2016, così come i rally con imbarcazioni a motore.


mercoledì 14 ottobre 2015

Pubblicità.... progresso ?

da. http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/

Da un po' di tempo a questa parte, timidamente, ma in crescendo, appaiono piccoli spot pubblicitari alla televisione cubana. Per il momento solo di prodotti e aziende nazionali. La stessa Cubavision Internacional sta facendo una campagna per invitare potenziali clienti ad inserire spot nelle sue emissioni.
Quando sono arrivato a Cuba, l'unica insegna pubblicitaria era "Tropicana, un paraíso bajo las estrellas" che si trovava all'uscita dell'avenida Van Troy incrociando Boyeros, per chi veniva dall'aeroporto. Circolava anche una rivista cultural-rosa che si chiamava Opina, diretta dall'allora vice ministro del Commercio, Balari. Questa rivista, non certo su carta patinata a colori, aveva una sezione dedicata ai piccoli annunci di compravendita tra privati o di permute di case. A quei tempi era tutto sotto il controllo dello Stato e le auto si potevano rivendere solo se immatricolate prima del 1961.

Questo "peccato capitale" costò la chiusura della rivista, peraltro, 
come si comprenderà, molto popolare che si esauriva in tempi brevissimi nei chioschi di rivendita. Costò anche la "caduta in disgrazia" del vice-ministro che in una conversazione col sottoscritto disse che comunque quelli della sua "casta" cadevano sempre in piedi...
Oggi, a Opina, si è sostituita "Ofertas" in una veste tipografica, naturalmente, più in sintonia con i tempi.


Tempi che cambiano.

venerdì 9 ottobre 2015

Pritzker aboga en Cuba por ‘una relación más abierta’

Da :  http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/


La secretaria de Comercio de EE.UU, Penny Pritzker, se reúne con el canciller cubano Bruno Rodríguez, hoy, miércoles 7 de octubre de 2015, en La Habana (Cuba). Pritzker se reunirá con autoridades cubanas como el vicepresidente Ricardo Cabrisas en su último día de su visita a la isla. Alejandro Ernesto EFE
RIGOBERTO DIAZ
Agence France-Presse

LA HABANA

La secretaria de Comercio de Estados Unidos, Penny Pritzker, instó a Cuba a “construir una relación más abierta” durante su estancia en La Habana para analizar el alcance y las limitaciones de las flexibilizaciones al embargo decretadas por el presidente Barack Obama.
“Queremos ayudar a todos los cubanos a insertarse en la economía mundial y a disfrutar de un mejor nivel de vida, pero también dar al pueblo de Estados Unidos la oportunidad de aprender sobre Cuba y de desarrollar relaciones con las personas de una isla que está a solo 90 millas de las costas” estadounidenses, dijo Pritzker en su segunda jornada en la isla.
“Podemos construir una relación más abierta entre nuestras dos naciones”, añadió, al inaugurar un foro en el que participan funcionarios de los departamentos estadounidenses del Tesoro, Comercio y Estado junto con representantes de varios ministerios y empresas cubanas.
Los representantes de ambos países discuten sobre “el alcance y las limitaciones” de las flexibilizaciones al embargo decretadas en septiembre por el presidente Barack Obama, según la cancillería cubana.

Después de decretar unas primeras medidas en enero, Obama eliminó el mes pasado el tope a las remesas familiares, autorizó inversiones conjuntas de norteamericanos con empresas estatales cubanas, los viajes turísticos de barcos y aviones a la isla, pero dejó intacto la mayoría del cuerpo legal del embargo.................


mercoledì 7 ottobre 2015

Galeano, le parole dei sogni



Da:  http://www.altrenotizie.org/   di Fabrizio Casari



Nato in un paese di andanti, di migrazioni mai insultate e di destini mai definitivi, di cognomi misti e storie intrecciate, di malinconie e poesie senza la noia dell’ovvio, Eduardo Galeano, giornalista e scrittore, ha sedotto almeno tre generazioni di lettori. L’uomo che volava scrivendo, nemico acerrimo di ogni dittatura ed entusiasta amico di ogni rivoluzione, ebbe a muoversi dal suo Uruguay, obbligato dai militari che, giustamente dal loro punto di vista, non ne apprezzavano la penna e la parola.

Dall’Uruguay all’Argentina, poi in Spagna, Eduardo Galeano dovette migrare per colpa di pensieri e parole poco gradite ai gorilla in uniforme che schiacciavano libertà e persone. Riuscì a fuggire dalle manette dei militari e da quelle delle opportunità e, per quanto l’esilio lo colpì, non divenne mai estraneo a nessuna terra e in nessun luogo.

A riconoscere il suo valore furono proprio i golpisti, che proibirono la circolazione del suo libro più importante, Le vene aperte dell’America Latina. In quel libro, tradotto in tante lingue e vietato in alcuni paesi, Galeano raccontò tutto quello che la regola dell’amnesia proibisce. Fu il libro che il presidente venezuelano, Hugo Chavez, nel 2009, regalò a Obama affinchè lo statunitense potesse comprendere la storia autentica del saccheggio e del sangue.


Lunga e variegata fu la produzione intellettuale che accompagnò i sentimenti di Galeano. Da Le vene aperte dell’America Latina alla trilogia Memorie del fuoco, da Giorni e notti di amore e di guerra, a L’America non è stata ancora scoperta, e poi l'incursione nel calcio con Splendori e miserie del gioco del calcio, quindi Il libro degli abbracci, Il mondo a testa in giù, Mujeres e tante altre pubblicazioni. Fondatore della rivista Brecha, collaboratore di molti dei giornali migliori dell’America latina, chi lo leggeva anche solo una volta trovava insopportabile poi non leggere tutto quel che scriveva.

Non c’è posto del mondo dove le persone sono state sottomesse al denaro, dove il disordine creativo sia stato imprigionato dalle leggi dell’invisibile mercato, che non abbia visto Eduardo Galeano a raccontare l’urgenza della memoria viva, il bisogno del rifiuto.

A spiegare come nacque l’impero e chi ne pagò il prezzo, come la crescita smodata del poderoso riposò sui cadaveri degli umili, come il sottosviluppo dei deboli non sia l’infanzia del loro sviluppo bensì la conseguenza dello sviluppo dei forti. Affascinato dalla cultura dei popoli indigeni d'America, raccontava di come Maya, Atzechi, Incas, senza il rumore degli stati moderni, conoscevano e diffondevano, apprendevano mentre insegnavano.

Ha raccontato l’umanità andante e ferita, i dannati della terra e le vittime designate del grande gioco della diseguaglianza, le carni e le idee di quei tanti, tra uomini e donne, capaci di vincere quando non c’era niente da perdere e capaci di perdere vincendo. Sembravano carezze le parole scritte, che anche quando incolpavano e condannavano riuscivano a trovare il tono dell’anima.


Come in una lettera all’umanità, come a voler riparare i torti della storia e le colpe delle amnesie, Eduardo Galeano sapeva accarezzare gli occhi e svegliare coscienze. Ha raccontato di criminali e di giusti senza mai incedere nel peccato della ragionevolezza.

In un mondo che rincorre il denaro e il successo, che misura ciò che si è a seconda di quanto si ha, Galeano ha rappresentato la ribellione delle parole, la rivoluzione del senso comune, i dettagli che formano le cose e le persone che poi cambiano la storia.

Insubordinato permanente alle regole dell’editoria consigliata, violatore impenitente dell’ordine consentito, ha contestato tutta la vita la dittatura della paura, mentre ha raccontato l’epopea degli umili con un amore assoluto, trasformando le parole d’amore nella più contagiosa delle armi. Terapista dell’indifferenza, insegnava a tenere dritta la spina dorsale.


La sua ultima migrazione lo vede andare ora, come sempre ha fatto, in ogni dove. Vi prenderà la residenza senza chiederne il permesso. E magari anche da lì scriverà per ricordarci che cessiamo di essere quando dimentichiamo chi siamo e che solo il batterci per il riscatto degli ultimi potrà permetterci di sentirci vivi.

lunedì 28 settembre 2015

Luz Escobar. Lo scrittore cubano Orlando Luis Pardo riceve asilo a Reikiavik

da. Tellusfolio.it

26 Settembre 2015





Messico – Lo scrittore e fotografo Orlando Luis Pardo Lazo ha trovato asilo nella città di Reikiavik, capitale dell’Islanda, attraverso la Red de Ciudades Internacionales de Refugio (ICORN, nel suo acronimo inglese), come lui stesso ha confermato a 14ymedio. L’artista cubano ottiene così garanzie di residenza e libertà creativa.
Si tratta del secondo scrittore che la città di Reikiavik accoglie in questa situazione – nel 2011 fu concesso asilo al palestinese Mazen Maarouf – e il secondo cubano ad essere accolto da ICORN. Prima di Pardo, fu concesso asilo al poeta e narratore Carlos Alberto Aguilera, ex editore di Diáspora(s) ed editore della rivista web InCubadora, oggi residente a Praga. Questa rete di città, creata a metà degli anni novanta da Salman Rushdie – allora protetto da Scotland Yard dalla minaccia che lo ayatollah Khomeyni gli aveva lanciato contro –, Wole Soyinka e Vaclav Havel, tra gli altri, cerca di aiutare e proteggere gli scrittori che non possono vivere nella propria terra natale.
Pardo Lazo è nato a Cuba nel 1971 e si è laureato come biochimico all’Università dell’Avana, pur avendo praticato anche il giornalismo e l’attivismo sociale. Con un vasto lavoro come fotografo, ha sviluppato vari spazi digitali, tra i quali i “taccuini” Boring Home Utopics e Lunes de post-revolución. Sull’isola ha pubblicato le riviste indipendenti digitali Cacharro(s), The Revolution Evening Post e Voces.
A febbraio del 2013, in seguito a una riforma migratoria, lo scrittore è uscito dal paese e avrebbe dovuto rientrare prima che si compiessero i 24 mesi, per non perdere la sua residenza a Cuba. Come spiega a questo quotidiano, fu in quel momento che dovette “non tornare” e da allora, ha tenuto conferenze sull’attivismo sociale a Cuba e la censura letteraria in diverse università degli Stati Uniti.
Da pochi mesi è diventato membro dell’International Writers Project dell’Università di Brown, dove ha anche esercitato come professore ausiliario di Scrittura Creativa nel Dipartimento di Studi Ispanici.
Come ha ricevuto il blogger la notizia del suo asilo a Reikiavik? Lui risponde: “Ero uno scrittore in esilio fin da quando mi trovavo nella mia patria; pertanto, adesso dall’esilio lo sono già molto meno”. E conclude: “Sono venuto fino alla fine del mondo per riunirmi con la memoria intima e intimidatoria della mia Cuba sentimentale”.

Luz Escobar
(da 14ymedio, 24 settembre 2015)

Traduzione di Silvia Bertoli

martedì 22 settembre 2015

Un grande Papa, una persona gigantesca

Da. http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/
   ( foto Aldo Abuaf )


Per un non credente come me è difficile ascoltare le parole di sacerdoti di varia categoria gerarchica a qualunque religione appartengano. Devo però riconoscere che Papa Francesco ha veramente un carisma, una volontà e una forza d'animo incredibili. Peccato che, come temo, la sua grande intelligenza bontà e volontà  di "riaggiustare" il mondo vada a cadere nel vuoto, una volta passata la grande emozione e la riflessione delle sue parole.la Chiesa prega da oltre due mila anni per la salvezza dell'anima, ma con poco risultato per il corpo.
E la "colpa" non è certo sua, ma di un essere umano per cui
Indubbiamente oltre alle parole, per quello che gli compete e può fare, ha dato e darà un vero e proprio terremoto nell'ambito di una istituzione indubbiamente e abbondantemente macchiata da peccati gravissimi da parte di chi invece dovrebbe dare il buon esempio.

Ieri mattina verso le 7, mi sono recato in una Plaza de la Revolución che ha cominciato a vedere l'afflusso delle persone che volevano essere più vicine già da prima delle due di notte. Ho avuto la fortuna di poter intrufolarmi fino alle prime file del secondo recinto, separato dal primo per un tracciato dove sarebbe passata la "Papamobile". Arduo lavoro che ha avuto il premio di poter scattare almeno un'istantanea nel rapido passaggio del Pontefice. Per il resto era impossibile "lavorare" anche col teleobiettivo, tra le migliaia di teste, molte più alte della mia e i parasole aperti che non lasciavano intravvedere l'altare dove il Papa stava officiando la messa.
Oggi è partito per Holguin e domani per Santiago da dove proseguirà per gli Stati Uniti, in territorio cubano non gli mancherà l'affetto e l'ammirazione che ha manifestato ancor più che per gli altri due.


Durante il suo soggiorno, al di fuori del programma ufficiale, ha avuto l'occasione di dedicare un'oretta all'incontro, con pochi intimi, col leader storico della Rivoluzione cubana, nella casa di Fidel Castro. Sicuramente, per carattere e attitudini, personalmente ritengo assomigli di più a Raùl, fatte le debite proporzioni e i contesti delle loro vite e  responsabilità. Questo almeno in una parola: riformisti.

lunedì 21 settembre 2015

Papa Francesco con Fidel.

Infiniti annunci della morte del Lider Maximo.
Intanto il terzo Papa è stato ricevuto, e la curiosità morbosa del vecchio comandante è ancora intatta.

Sembra che oggi Obama dia il via all'apertura di agenzie aeree e di altro tipo, statunitensi a Cuba

da: ilvecchioeilmare.blogot.it

Una notizia che se portata a complimento e con tutti gli "annessi e connessi", ovvero la possibilità di autentici voli commerciali, consentiti a chiunque abbia il permesso di entrata nei due Paesi, non è certo di secondaria importanza...aspettiamo gli eventi...


L'altra notizia è che al di la dell'apertura dell'Ambasciata a Washington, ieri ha preso possesso ufficialmente come Ambasciatore il signor José Ramón Casañas.



Un'altra ancora è la possibile visita, con concerti, dei "Rolling Stones" durante la loro tourneé in America Latina nei prossimi mesi di febbraio e marzo. Non so se e quanto successo possano avere a Cuba, specialmente tra i giovani e giovanissimi. Comunque ben vengano, è sempre un avvenimento importante.

Le piogge di settembre

Da. http://www.ilbelloallavana.com/

Impressioni personali di uno scrittore all'Avana.





Siamo io e Maurizio. Abbiamo appena finito di vedere Roma Barcellona dalla "tribuna Siboney" e torniamo a casa. La tribuna Siboney è la splendida casa di Fabio che settimanalmente riunisce una decina di romanisti sfegatati. Atmosfera stupenda: il nostro dialetto, prelibatezze, chiacchiere, tifo, la Roma. Quella specie di malinconia diffusa, quella distanza che colmiamo parlando più romano ancora, citando ricordi, in un labirinto di parole private dove troviamo solo noi la strada. Io e Maurizio per strada. Da Siboney prendiamo Quinta e cade sulla macchina una tempesta tropicale. Si annunciava da ore ma adesso viene giù con la forza di un tuono interminabile. Quinta si inonda. Dalle traverse scendono fiumi d'acqua che mettono paura. Macchine ferme. Il Moskovic di Maurizio tira dritto come un guerriero coraggioso. Solleva creste d'acqua come una barca a vela ma va avanti nonostante tutto. Maurizio mi dice che il segreto delle macchine a benzina è lo spinterogeno. Se si bagna quello, è finita. Mentre camminiamo a passo d’uomo penso che mi piacciono le piogge  di settembre. Queste piogge.

Hanno il sapore del rimescolamento delle pedine del domino. Aria nuova. "Agua", dicono qui. Un'altra partita ancora. Una specie di rivoluzione. Parliamo ancora. Delle prestazioni dei giocatori. Di certe intuizioni tattiche. Ma io sono altrove. Penso a questo settembre. Alla rivoluzione permanente che mi attraversa. A queste piogge terrificanti che mi infliggo per cambiare ancora le tessere della mia partita. Mi domando se abbia un senso parlare della mia rivoluzione permanente. Se non sia una contraddizione in termini.


Sta per uscire un mio nuovo libro e sono contento. Ne sto scrivendo un altro che mi cattura spesso i pensieri come una donna impossibile. Scrivo poco. La solita storia, il solito braccio di ferro tra la vita, la sopravvivenza e la scrittura. Li lascio fare come fosse qualcosa che non mi riguarda. Tanto è là che dobbiamo tornare, io e la mia vita. Davanti ad una pagina bianca a rimettere a posto le cose. Giorni fa io e Mabel siamo andati di sera a fare le foto al Morro per la copertina del mio prossimo libro. Abbiamo preso la moto ed abbiamo percorso una strada infinita: Regla, Guanabacoa, Alamar fino al Morro Cabaña. È stato bellissimo. Abbiamo scattato centinaia di foto, abbiamo seguito il rito del cañonazo e poi abbiamo mangiato qualcosa. Siamo tornati a casa di notte. Era una bella notte. Quasi fresca. Sapevamo entrambi della rivoluzione imminente.
Sogni diversi. Lei fra poco va in Spagna a studiare e io resto qui. La solita storia. Faccio l'appello interiore per chi resta. Come in classe. Non resto da solo. Non resti da solo, Alessandro.
Quando piove così non valgono le regole di sempre. Percorriamo tratti del viale pedonale centrale di Quinta. Lo fanno in molti. Il Moskovic sbuffa, perde colpi, ma non si spegne. Mi ricorda il mio cuore sgangherato di settembre. Il mio cuore sgangherato di sempre. Accelerazioni e passaggi a vuoto. Malinconie, mancanze, ma poi, quella misteriosa energia per andare avanti, una mano ancora, una partita ancora.

Arriviamo a casa e piove ancora.
Aspettiamo che spiova parlando di nulla: ancora qualche considerazione sulla partita ma poi silenzi. Poi progetti slabbrati come solo a L'Avana è possibile farne. Io penso alle settimane che vengono. Al suo fantasma che poco a poco uscirà di casa. Senza far rumore. Ai miei prossimi rilanci. Alla testa sotto alla sabbia. Penso a settembre e alle piogge furiose di L'Avana. Quelle che sembrano non finire mai o uccidere tutto. Poi per miracolo torna il sole. Inatteso, improbabile. A rimettere le regole. A illuminare le strade. A far tornare mondo il mondo. A raccontare una volta ancora, a uomini che non vogliono crescere, che esiste un percorso ed un fine.

giovedì 17 settembre 2015

El Papa Francisco envió saludo al pueblo cubano

da: http://www.cubadebate.cu/


El Papa Francisco saludó con afecto al pueblo cubano durante la audiencia general de hoy en el Vaticano, al referirse a la visita que realizará a la Isla desde el próximo sábado 19 de septiembre.

“Desde ahora saludo con afecto al pueblo cubano y al estadounidense”, reseñó Radio Vaticana las palabras del Sumo Pontífice. Añadió que el sábado próximo partirá en viaje apostólico a Cuba y Estados Unidos, una misión para la que dijo estar dispuesto con “con gran esperanza”. “Les pido a todos que me acompañen con la oración”, señaló su Santidad.

Recordó su viaje apostólico internacional del 19 al 22 a Cuba y desde esa fecha al 28 de este mes a EE.UU y explicó que el motivo principal del viaje a la nación norteña es el VIII Encuentro Mundial de las Familias, que tendrá lugar en Filadelfia; a la vez que confirmó también irá a la sede central de Naciones Unidas por las siete décadas de ese organismo.

Durante su estancia en Cuba, el Obispo de Roma oficiará misas en la Plaza de la Revolución José Martí, en La Habana, prevista para el 20 de este mes, otra al día siguiente en Holguín, y la última el 22 de septiembre en la Basílica Menor del Santuario de la Virgen de La Caridad del Cobre, en el oriental territorio de Santiago de Cuba.


El día 20 el Sumo Pontífice realizará una visita de cortesía al General de Ejército Raúl Castro Ruz, Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros; y posteriormente, en la Catedral de La Habana presidirá la oración de las Vísperas, a las cinco y media de la tarde, a la que asistirán sacerdotes, religiosos y seminaristas de todo el país.

Este acontecimiento incluye en La Habana, además, ese domingo, un saludo a los jóvenes que quieran encontrarse con el Papa Francisco en el exterior del Centro Cultural Padre Félix Varela, otrora Seminario San Carlos y San Ambrosio, en la calle Tacón, entre Chacón y Mercaderes.


(Tomado de la Agencia Cubana de Información)

Francisco en la calle cubana

da: http://www.cubadebate.cu/





Su rostro aparece en los lugares más disímiles. Francisco saluda en una vidrieda de bodega,la Isla, de todas las religiones.
bendice desde el parabrisas de un "almendrón", desde un mural, o recibe en una puerta al visitante. Desde la estampilla en el bolsillo a la gigantografía en el edificio público, el Papa se asoma por estos días en la imaginería cotidiana de cubanos de toda la isla, de todas las religiones.






FRANCESCO NELLE STRADE CUBANE:
La sua faccia appare nei locali più diversi.
Francesco saluta da una vetrina di bottega, l'isola,  di tutte le religioni.
Benedice dal parabrezza di un "almendron", da un poster, o riceve in una porta il visitatore.
Dalla stampa nel taschino alla gigantografia nell'edificio pubblico, il Papa, si unisce per questi giorni all'immaginario quotidiano dei cubani di tutta l'isola, di tutte le religioni.

E i fedeli aspettano...

Da. http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/



La popolazione cubana non è al 100% cattolica secondo la liturgia romana, ha una forte influenza la Chiesa Battista per non dire la religione Yoruba i cui fedeli in molti casi "abbracciano" entrambe le fedi, riconoscendo in molti Santi le loro divinità e credono in Cristo.

Ieri, intanto, sono rimasto bloccato al semaforo della calle 42 con la 5ta avenida, in quanto per questa stava passando un lunghissimo corteo di auto che presumibilmente saranno al servizio del Papa e della sua delegazione. Nel centro del corteo è sfrecciata la "papamobile" che ho visto diversa dalle precedenti: più piccola, arrotondata...e non blindata, ma solo con un parabrezza ricurvo. La situazione stradale e la sorpresa mi hanno impedito di fotografarla in anteprima...peccato.
Personalmente non sono credente e naturalmente non condivido molti punti di vista del Pontefice, almeno per ciò che rappresenta, ma lo apprezzo come persona e devo dire che la sua genialità, secondo me, comincia dal nome che ha scelto: Francesco.


Possibile che nei circa mille anni trascorsi dalla vita del Santo che era il più vicino agli esseri viventi non ci abbia mai pensato nessuno?

mercoledì 16 settembre 2015

Mancano solo i ritocchi finali per ricevere Papa Francesco

Da. ilvecchioeilmare.blogspot.it



Cuba si prepara a ricevere la visita del terzo Pontefice negli ultimi 17 anni, con i suoi 517 di storia da quando gli europei ne hanno fatto ufficialmente la "scoperta".

Dopo Giovanni Paolo II nel 1998 e Benedetto XVI nel 2012, questa si pensa sia la visita più attesa , il primo Papa Latinoamericano, colui che ha contribuito, forse più di tutti la riavvicinamento di Cuba con gli Stati Uniti. Nel frattempo, la Plaza del Revoluciòn si sta vestendo di gala, con le insegne che recano i colori delle bandire di Cuba e dello Stato del Vaticano ed è pronta, a parte alcuni piccolo dettagli dell'ultima ora a ricevere il Santo Padre che vi celebrerarà la prima delle sue 4 messe previste in territorio cubano. L'altra sarà nella Cattedrale dell'Avana e poi ad Holguin e a Santiago de Cuba da dove partirà per Washington. nel frattempo ha portato un acquazzone notturno, dopo tanta siccità.
Niente di determinante, ma lascia sperare, dopo una "stagione delle piogge" senza le medesime.