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lunedì 28 luglio 2014

Aumenta il turismo della salute a Cuba

da: http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/  
Fonte TTC



Sempre più turisti abbinano alle vacanze sull’Isola specifici trattamenti per il proprio benessere.
L’atmosfera di Cuba è rigenerante e questo è ben noto a chi ha la fortuna di visitare le sue spiagge e le sue città. Non molti sanno però che sull’Isola molti turisti scelgono di abbinare l’effetto salutare di una bella vacanza a specifici trattamenti di cui è possibile disporre all’interno di valide strutture medico-specialistiche dedicate sia al benessere psicofisico, sia alla salute nel senso più “clinico” del termine.
La scelta è davvero molto varia e sempre ad alto livello. A cominciare dai trattamenti nelle sorgenti minerali (che a Cuba abbondano: circa 30 sorgenti minerali del Paese hanno dimostrato proprietà curative), che possono essere incorporati in qualsiasi soggiorno (lavorativo o turistico).
Molti alberghi permettono, fra l’altro, di combinare direttamente vacanza e cure legate al benessere della persona. Club Vida, per esempio, propone programmi che prevedono trattamenti di salute, esperienze culturali ed escursioni naturalistiche.
Per chi necessita di cure mediche specifiche, l’intero Paese offre una vasta rete di strutture sanitarie dotate delle più moderne tecnologie e gestite da professionisti altamente qualificati (alcuni dei quali propongono trattamenti specializzati unici al mondo).
A seconda di ogni singola esigenza, la scelta di strutture è ampia e diversificata. Per le terme: San Diego de los Baños e Horizontes Rancho San Vicente Hotel (Pinar del Río), Horizontes Elguea Hotel (Villa Clara); per trattamenti antistress: La Pradera Centro di Salute Internazionale, Horizontes Casa del Valle Hotel (Matanzas), Kurhotel Escambray (Sancti Spiritus), Club Vida El Saltón (Santiago de Cuba); per trattamenti medici e riabilitativi specifici: l Quinque y El Cocal comunità terapeutiche (Holguín); per problemi di natura oftalmologica: Camilo Cienfuegos internazionale oftalmologico Clinic (Havana); per vitiligine, psoriasi e alopecia: Centro Histotherapy placentare (Havana); per il morbo Parkinson: Centro di Restauro Neurological International (Havana); per la chirurgia ortopedica: Frank País internazionale Ortopedico Complex (Havana).

Programmi di viaggio Salute specifici sono disponibili da Turismo y Salud, una divisione del gruppo aziendale Cubanacán SA; la catena Hoteles Horizontes e il gruppo turistico Gaviota S.A.

Cuba, entra in vigore nuova legge su investimenti stranieri: riduzioni fiscali fino al 30%



28 giugno 2014






È entrata oggi in vigore a Cuba la nuova legge sugli investimenti stranieri, con la quale l'Avana intende attirare capitali per far ripartire l'economia. Approvata il 29 marzo, la legge amplia i settori aperti agli stranieri rispetto alla prima apertura del 1995, allora limitata quasi solo al turismo. La normativa verrà presentata lunedì mattina alle 10 alla Farnesina, con una iniziativa del ministero degli Esteri italiano e dell'ambasciata di Cuba a Roma.

La Ley de Inversion Extranjera, prevede riduzioni fiscali fra il 15 e il 30% per le imprese e apre fra l'altro le porte agli investimenti dell'emigrazione cubana. Investimenti che potrebbero però essere ostacolati dall'embargo contro Cuba in vigore negli Stati Uniti, dove vive l'85% dei cubani residenti all'estero. A fine marzo, il governo dell'Avana ha dichiarato di sperare in almeno due miliardi e mezzo di dollari l'anno di investimenti.


La nuova legge mantiene delle limitazioni per l'assunzione della manodopera locale, che dovrà passare attraverso l'apposita agenzia statale.

mercoledì 16 luglio 2014

Leonardo Padura Fuentes. Due pagine per un esempio

da TELLUS folio



27 Giugno 2014
  
Leonardo Padura Fuentes è uno scrittore che meriterebbe il Premio Nobel per la Letteratura. Se non avete ancora letto L'uomo che amava i cani (Marco Tropea), fatelo in fretta. Un romanzo storico-politico di grande portata sociale. Lo scrittore cubano racconta la vita dell'uomo che uccise Trotskij, i rapporti tra Stalin e il dissidente, il fallimento e il tradimento della Rivoluzione Sovietica, i rapporti tra Stalin e Hitler, la spartizione dell'Europa alla fine della seconda Guerra mondiale. E parla anche di Cuba – in piena libertà – criticando tutto quel che c'è da criticare di un sistema che (in un certo periodo storico) ha preso molto dal comunismo sovietico.
Ho scannerizzato pagina 510 - 511 dell'edizione italiana del libro di Leonardo Padura. Resto allibito. L'uomo che amava i cani è stato pubblicato a Cuba da UNEAC e presentato alla FIERA DEL LIBRO dell'Avana. Come si conciliano le accuse dei dissidenti da burletta che parlano di repressione da parte della polizia politica di Castro nei confronti di un innocuo (e modesto) giornaletto on line con la promozione di un romanzo come questo? Leonardo Padura Fuentes è uno scrittore di grande forza letteraria e di portata rivoluzionaria. Meditate, gente. Meditate.


Gordiano Lupi

Perché a Cuba i beni di consumo sono limitati?




Conversando sulle reti sociali o  nelle chat mi capita di parlare di Cuba e trovo, naturalmente, poca o nessuna conoscenza della situazione reale del Paese. Tutti, o quasi, sono a conoscenza dell’embargo statunitense, ma nessuno sa quale sia la vera portata delle conseguenze. Non voglio entrare nel merito di come e perché sia sorto questo provvedimento, frutto del conflitto tra due Paesi, ciascuno con le proprie ragioni che hanno portato a questa determinazione. Non ne sono in grado e non è lo scopo di queste poche righe che vorrebbero, solo, spiegare in modo sicuramente incompleto, come si vive nella Cuba di oggi. Vorrei cercare di far capire quali sono i risultati concreti, dopo quasi 54 anni dalla sua applicazione, che in pratica non ha dato i risultati sperati dai Governi nordamericani (leggi caduta del regime di Fidel Castro, prima, e del fratello Raúl, dopo). Le conseguenze di questa situazione, alla fine le paga il consumatore finale, cittadino, la persona o come spesso si usa demagogicamente definire: il popolo.
Il primo effetto palese e pratico dell’embargo si ebbe negli anni '60, quando si dovette instaurare un’autarchia economica che mise fuori legge la circolazione e detenzione di valuta estera da parte dei cittadini. Una misura drastica che durò proprio fino all’inizio del cosiddetto “periodo especial”, nei primi anni '90. In quel trentennio si potevano, in pratica, acquistare solo gli scarsi e scadenti prodotti nazionali, supportati dalla “libreta”, la tessera annonaria, che forniva i generi di prima necessità a prezzi molto contenuti in quanto sovvenzionati dallo Stato. Oggi la “libreta” esiste ancora, ma con un ventaglio di prodotti, tra cui il pane (che però si trova anche a prezzo maggiorato sul mercato libero), estremamente ridotti. I prodotti d’importazione o quelli nazionali destinati all’esportazione erano solo alla portata di diplomatici o tecnici stranieri che potevano legalmente usare i dollari nei pochissimi esercizi riservati a loro. Dollari che poi lo Stato doveva convertire in altra valuta per fare acquisti all’estero. Subito dopo la depenalizzazione del possesso e uso della valuta estera, venne istituito il “peso cubano convertibile” o “CUC” con cui oggi chiunque può acquisire i prodotti più “pregiati” a disposizione o usufruire di servizi, all’origine, destinati solo agli stranieri. La situazione comunque ha reso molto difficile la convivenza di questo dualismo monetario o doppio mercato, per cui si sta lavorando per la riunificazione valutaria e riordinamento di prezzi e salari. L’istituzione del “CUC” non ha rimesso il divieto di possesso della valuta estera, ma ne ha vietato la circolazione. Chi ne è in possesso, se vuole fare acquisti in “valuta forte” deve cambiarla nei luoghi appositi e lo Stato raggranella il circolante pregiato.



L’effetto maggiore dell’embargo, penso si debba trovare nella parte economico finanziaria  che in particolare vieta a Cuba di effettuare transazioni in dollari USA e ha impedito a Istituti di Credito e Finanziari, anche di Paesi terzi, di installarsi a Cuba per sostenere la fragile economia locale. Naturalmente non è questo l’unico aspetto fortemente negativo, un’altro è dato dall’impossibilità di scambi commerciali paritari. È vero che negli ultimi anni Cuba può rifornirsi di generi alimentari sul mercato statunitense, previo pagamento anticipato ai fornitori privati di alcuni Stati del sud, ma la norma principale ancora vigente, fra le altre è quella che impedisce ad aziende e privati di acquistare qualunque cosa prodotta a Cuba. Un’arma potentissima che vieta l’ingresso dell’Isola al mercato statunitense con i suoi prodotti più pregiati: rum, tabacco, nickel e sopratutto, turismo. Lo zucchero ormai non è più competitivo. I danni dal mancato afflusso di turisti nordamericani sono incalcolabili, per non parlare del divieto di sbarco delle ricche navi da crociera, provenienti anche da altre parti del mondo, che solcano i mari adiacenti. Uno degli aspetti extra-territoriali di questa legge stabilisce che una nave che tocchi un porto cubano non può toccare porti statunitensi per i sei mesi successivi. Sono fior di milioni di dollari che non arrivano a soccorrere le finanze in agonia.
Certo ci sono anche degli errori di valutazione da parte cubana. Con i pochi capitali a disposizione lo Stato cerca di fare acquisti per tutto il Paese e per tutti i fabbisogni. Se questo aveva una sua logica nei tempi di un egualitarismo, peraltro mai realmente raggiunto, oggi in vista delle “aperture” avvenute o che avverranno, ciò non ha più nessun senso. Credo sia ora di aprire la possibilità di importazione anche ai settori privati. Forse Cina e Vietnam, hanno visto cadere i loro Governi dopo le aperture all’iniziativa privata? Certo che no e sono diventati, inoltre, Paesi “favoriti” del commercio nordamericano.

Questo insieme di fattori, porta alla carenza sul mercato di beni od oggetti dall’uso quotidiano, specialmente non strettamente indispensabile alla sussistenza e magari di valore commerciale relativamente basso. È vero che rispetto anche agli anni precedenti il “periodo especial” della decade del ’90, oggi ci sono più oggetti di consumo sul mercato, ma molti di loro appaiono e scompaiono per l’instabilità delle importazioni e l’accaparramento che alcuni ne fanno appena presenti sul mercato.

Molti si stupiscono del fatto che se non si trovano sul mercato interno, certi prodotti si “possono comprare per internet”. Il fatto è che internet a Cuba è limitatissimo e che non essendoci Istituti di Credito internazionali...non ci sono carte di credito a disposizione per poter effettuare, eventualmente, acquisti sul web. Inoltre le consegne per piccoli quantitativi individuali non sono convenienti. Le maggiori società che operano nella logistica sono a capitale statunitense e quindi non possono operare a Cuba. L’unico “corriere” internazionale presente è DHL, con costi elevati. I fornitori di servizi commerciali sul web hanno una loro struttura, ormai automatizzata, per la distribuzione e nessuna azienda si prende la briga di mandare un incaricato a un ufficio postale per mandare un pacchetto del valore di pochi dollari a Cuba con una spesa che spesso supera anche il valore della merce.
Qualcuno mi ha mandato dei “link” di società che si occupano dell’invio a Cuba...vero, ma i prodotti da inviare devono essere comperati all’estero e consegnati a queste società che si occupano solo ed esclusivamente della spedizione. Per quello ci sarebbero anche le Poste.
Ci sono almeno un paio di siti canadesi, con sede anche in Spagna che sono in pratica dei supermercati virtuali ed offrono un ventaglio di offerte, sempre da pagare all’estero, per l’invio a Cuba. Ma  non sono certo la soluzione del problema perché comunque la loro offerta è forzatamente limitata e non omnia. Capita così, frequentemente, di non trovare le cose più semplici, dalle lampadine alla schiuma da bagno, dalla carta igienica agli interruttori, dalle spugnette e articoli per la pulizia di casa e stoviglie al lucido per le scarpe, ricambi e accessori per le auto, chiodi, viti e articoli di ferramenta varie, eccetera. Di tutto un po’, insomma, la lista sarebbe interminabile.


Questa è la situazione reale di Cuba oggi. Sarebbe, credo, opportuno che fra i capi di Stato e di Governo, ognuno si prendesse le proprie responsabilità e facesse un esame di coscienza per vedere se è proprio necessario rimanere rigidi nelle proprie posizioni e non fare i passi necessari per eliminare un ostacolo alla vita normale di tante persone.



Gordiano Lupi. Yoani Sánchez intervista Vargas Llosa

da TELLUS folio





15 Luglio 2014
  
La blogtrotter è sempre più originale.Generacion Y, il blog che le ha dato la fama, è il regno del luogo comune. Al confronto leggere Scurati è come bearsi delle terzine dantesche nella Divina Commedia. Gli ultimi post di luglio si riassumono in poche battute. La sola novità importante è il ritorno dei Russi, commentata con timore dallablogtrotter per il rischio di una nuova dipendenza economica e di diventare la piattaforma caraibica di una nuova guerra fredda. Intanto i Russi azzerano il debito estero di Cuba e promettono investimenti nel porto di Mariel e non solo. Con buona pace della blogtrotter, noi che speriamo in un futuro migliore per Cuba – almeno da un punto di vista economico – non possiamo che vedere con entusiasmo tali accordi economici.
Certo, la blogtrotter viaggia, gira il mondo, riscuote prebende, intervista Vargas Llosa – nella casa di Madrid –, si fa fotografare accanto al Premio Nobel per la Letteratura, lei che potrebbe ambire forse al Premio Strega, se partecipasse di nuovo Scurati e se riuscisse a scrivere un romanzo, ché fino a oggi ha vinto tanti premi, ma che cosa ha scritto? Brani di un blog sopravvalutato. Stop. Intervista Vargas Llosa a Madrid, prende un aereo, volo intercontinentale, nove ore Avana-Madrid. Chi paga?
Non sono affari nostri, chiaro. Ma non parlateci di blogger perseguitata e di giornale censurato, ché non è vero. Insomma, tra un lamento e l'altro, Yoani s'è accorta persino che i mondiali sono finiti e che anche a Cuba tutto torna come prima, i problemi non sono cambiati. Brava blogtrotter. Meglio che tu vada un po' a giro, così ti rinfreschi le idee e magari fai scrivere gli articoli a tuo marito che forse riesce a narrare la realtà senza tutte queste badilate di luoghi comuni. Nel frattempo spiegaci come hai fatto ad andare a Madrid per intervistare Vargas Llosa, chi ti ha invitato, come hai pagato il viaggio Cuba-Europa, chi ti ha combinato l'incontro con il Premio Nobel per la Letteratura. Non ti crediamo più Yoani. Sei come il mito della Rivoluzione Cubana. Decaduta e spenta. Inutile e retorica.

Gordiano Lupi

Orlando Luis Pardo Lazo. Il suicidio del socialismo


da TELLUS folio



Mario Vargas Llosa con Yoany Sánchez al VII Foro Atlantico (Madrid, 08/07/2014)
11 Luglio 2014

Ricordate la visione di Mario Vargas Llosa, risalente già alla metà del 1999? Il suo articolo allora pubblicato da El País (Spagna), “Il suicidio di una nazione”, provocò un cortocircuito, un altro, in cui l’accademia latinoamericana e, soprattutto, quella nordamericana, fecero sfoggio della loro migliore demagogia castrista per scagliarsi contro l’oggi premio Nobel per la Letteratura.
Il minimo che venne detto allora a Vargas Llosa fu “reazionario borghese”, per essersi presumibilmente messo contro la democraticissima volontà del popolo venezuelano. Poco importava che questo, in quanto tale, fosse ormai sul punto di scomparire per trasformarsi in quella categoria di guerra che è l’essere “bolivariano”, una parola uscita dall’oltretomba e una violenza totalitaria che aspirava a essere transtorica e sovranazionale e durare mille anni, come ogni Reich che si rispetti (ricordo ancora una rivistuola che circolava sull’isola per i soli membri del Partito Comunista, e che si batteva sfacciatamente in favore della fusione binazionale tra Cuba e Venezuela).
Hugo Chávez a quel tempo era più grande di Dio (secondo gli atei delle università libere del mondo), malgrado il fatto di essere stato un golpista con crimini al suo attivo, e senza aver mai dimostrato alcun pentimento per nulla. Lo si tacciava favorevolmente di essere il nuovo messia redentore. Si reclamizzavano come “carismatiche” le sue buffonate e il suo abuso di potere, le sue mastodontiche ingerenze nello spazio pubblico: cantore, poeta, comico, chiosatore, padre, accusatore, perdonatore, tutto tranne che semplice presidente. Si ridussero a zero i valori della democrazia venezuelana e si esaltò la miseria del paese. Anche all’estero si iniziò a rigettare la radicalizzazione tra venezuelani e a reclamare il vortice virtuoso di una rivoluzione. Volevano un prima e un dopo, un nuovo 1959 nel 1999, mentre Chávez si prendeva villanamente gioco del suo popolo in tutti i media di massa, dicendo loro che Cuba era una dittatura e che la proprietà privata era sacra e, soprattutto, che lui avrebbe lasciato il potere, quando infine nemmeno il cancro fu in grado di portarglielo via, e lui morì irresponsabilmente in carica, mentendo a proposito delle sue metastasi e lasciando in eredità un bullismo dittatoriale di risoluzione poco meno che impossibile.
Nel 1999 Vargas Llosa mandò all’aria la catarsi popolana di noi tutti, come qualsiasi intellettuale mordace il cui dovere è non essere mai compiacente: «La comunità internazionale se ne sbatte che ci sia o no democrazia in Venezuela, di modo che questa non muoverà un dito per frenare il sistematico disfacimento della società civile e delle pratiche basilari della vita democratica portato a termine dall’ex golpista, con l’entusiastica e cieca collaborazione di tanti incauti venezuelani. Una sinistra nuvola nera è caduta sulla terra da cui gli eserciti bolivariani sono partiti a lottare per la libertà dell’America, e temo che tarderà a dissiparsi».
Sembra che sia stato scritto questa mattina e non in un agosto di ormai 15 anni fa.
«Che un numero così elevato di venezuelani appoggi i deliri populisti e autocratici di quel ridicolo personaggio che è il tenente colonnello Hugo Chávez non fa di lui un democratico; dimostra soltanto i limiti estremi di disperazione, di frustrazione e di incultura civica della società venezuelana».
Allora, il peruviano scomodo, insopportabile, non manipolabile fu definito in qualunque modo: velleitario, autore di sfuriate, deboluccio nel momento dell’azione, prigioniero delle sue stesse frottole, uomo incapace di apprezzamenti e liberale più letterario che letterale, presidente frustrato e supplichevole dei poteri economici internazionali (specie degli Stati Uniti) e, in ultima istanza, uno scriteriato con sintomi di ignoranza.
È passato il tempo, ma non il castrismo. La comunità internazionale difende ancora a spada tratta il regime dell’Avana, che è l’essenza maligna del regime di Caracas (entrambi a fronteggiare lo stesso imperialismo di sempre, che vuole distruggere la sovranità delle nostre nazioni vittime del capitalismo).
L’intero continente sembra ancora oggi muoversi contro quel pezzo di ghiaccio di Mario Vargas Llosa ne El País. I morti a Cuba e in Venezuela ammontano a migliaia dall’inizio del socialismo, ma si tratta di cadaveri che in America Latina non hanno prestigio intellettuale: non contano nelle conferenze degli accademici, né nelle statistiche dell’ONU e dell’OEA (Organizzazione degli Stati Americani, ndt). Noi cittadini liberi siamo soli. Ci hanno lasciati soli. Come Vargas Llosa. Malgrado, o proprio per, il suo Premio Nobel così tardivo.
Ci troviamo tra la dittatura e la patria. Ed è già molto difficile distinguere quale opzione sia la peggiore. Per questo ce ne andiamo, è un altro modo di morire. Ci allontaniamo per sempre perché nessuno crede a questi lugubri teatri di operazioni con cui le sicurezze dello Stato (o sarà una sola sicurezza?) continuano a governare la nostra regione, creando addirittura false dissidenze e opposizioni “democratiche” per non smettere di abbindolarci e farci perdere tempo. E la vita.
Quando diciamo “basta barbarie!” a stento stiamo dicendo “addio”.
Addio, dittatura. Addio, patria.

Orlando Luis Pardo Lazo
(da El Nacional, 8 luglio 2014)
Traduzione di Silvia Bertoli

Tania Quintero. 14ymedio, lo spazio web che fa il gioco del regime

DaTELLUS folio



Incontro con il Dalai Lama. Praga, 2013
16 Giugno 2014
  
14ymedio non è un giornale, è uno spazio web. E la sua uscita, due giorni dopo che una commissione vicina al governo cubano aveva chiesto a Obama di togliere l’embargo, fa il gioco di Castro. Serve per inviare segnali democratici e manifestazioni di apertura dall’Avana. Non è altro che uno spazio web perché è stato finanziato e realizzato per amplificare oltre misura l’ego di una blogger di 38 anni chiamata Yoani Sánchez Cordero, adesso impresaria della CLYS Comunicaciones, con sede a Madrid.
Yoani ha trascorso un anno a parlare in giro per il mondo del suo periodico, promuovendolo nei continui viaggi all’estero e – prima di farlo uscire – ha annunciato che il regime l’avrebbe demonizzato. In realtà tutto fa capire il contrario: il regime deve essere molto contento. Tra l’altro la maggior parte dei numeri usciti trattano con benevolenza il governo (l’articolo più forte riguarda le riforme di Raúl Castro) e gli elementi critici sono molto blandi. Il nome del periodico ricorda l’indicazione di una strada, il numero di un appartamento illegale, la lunghezza del pene di un adolescente o il nome di una posada (casa per appuntamenti) avanera. Tutto, ma non il titolo di un periodico che voglia essere serio e professionale. Nello staff, a parte YS, le firme più conosciute sono quelle delle blogger Miriam Celaya, collaboratrice diCubanet; Regina Coyula, che insieme ad altri tre cubani residenti sull’Isola, scrive nel blog Voces desde Cuba della BBC (si dice che ognuno venga pagato 400 sterline, una cifra superiore ai 600 cuc); e Lilianne Ruiz, pure lei collaboratrice di Cubanet. Tra le penne foranee, Vicente Echerri, scrittore e giornalista de El Nuevo Herald. Gli altri sono abituali frequentatori di casa Sánchez, a eccezione di Darsi Ferrer, attualmente esiliato negli Stati Uniti. Quasi tutte le foto sono proprietà del web, inoltre troviamo un inserto culturale, la situazione del tempo all’Avana e provincie limitrofe, oltre ad alcune capitali europee: Madrid, Berlino e Mosca. Una sezione è dedicata al prezzo in pesos di alcuni prodotti, come la carne di maiale, la zucca, i pomodori e la malanga. Ci sono anche alcuni consigli anonimi su come aprire un negozio per tagliare i capelli. Non è firmata neppure una nota sulla riunione dei vescovi cubani. La grafica della Home Page sembra anemica da quanto è scolorita. I toni arancione sembrano presi da Cubaencuentro o dall’uniforme dei prigionieri di Guantanamo. Il contenuto non è niente di speciale, certo non corrisponde al proposito di scrivere il miglior giornalismo insulare.
Tutto è segreto nel matrimonio Sánchez-Escobar. Non è lecito sapere neppure quanto pagheranno i collaboratori (nell’Avana dissidente è voce di popolo la loro taccagneria). Grazie alla fotocopia di un budget circolato su Internet siamo venuti a sapere che “il nuovo periodico per una nuova Cuba”, disporrà di un capitale iniziale superiore ai 420 mila dollari. Da questa cifra, ai giornalisti destineranno circa 17mila dollari, oltre 130 mila andranno alla gestione del web e intorno ai 170 mila per la tecnologia.
Senza sapere se questo spazio digitale adempierà al suo compito informativo, un gruppo di intellettuali non ci ha pensato due volte a firmare una lettera di sostegno, cosa che mi pare una mancanza di etica. Viene inaugurato un presunto giornale con una pubblicazione così poco creativa come una lettera di sostegno. Ma poi di sostegno a chi? Di certo non al giornalismo indipendente cubano, che ha già compiuto 20 anni. Soltanto a una blogger venuta fuori nel 2007, che non è stata mai convocata a Villa Marista, non ha mai dormito in una cella, e che se va avanti così, a base di narcisismo e di culto della personalità, finirà per diventare la versione femminile di Fidel Castro, il più grande narcisista che ha sofferto Cuba.

Tania Quintero
(da El Blog de Tania Quintero, 22 maggio 2014)
Traduzione di Gordiano Lupi

martedì 8 luglio 2014

Utili informazioni ricorrenti spiegate da un esperto

    Da  : http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/                            


   Cuba a 360 gradi, ma non solo.


 Avviso ai lettori


Ricevo molto spesso, e mail da lettori che mi chiedono informazioni e/o consigli per trasferirsi a Cuba e aprire un'attività commerciale o artigianale a carattere famigliare. Sono naturalmente soddisfatto di avere un numero di lettori, anche occasionali, sempre maggiore, ma come ho più volte pubblicato all'interno in diversi post, ribadisco che: in primo luogo gli stranieri che NON sono residenti permanenti NON possono svolgere questo tipo di attività. La residenza permanente si ottiene, generalmente, per matrimonio o altro legame di parentela con cittadino cubano (es. un figlio/a, legalmente riconosciuti), in casi particolari e umanitari, per persone maggiori di 65 anni, oppure di richiedenti asilo politico, dovutamente documentato e argomentato. Tutti questi casi, comunque, sono valutati a discrezione dell'Autorità migratoria locale, quindi non automatici. In Italia e in quasi tutti i Paesi del mondo ci sono ambasciate e consolati della Repubblica di Cuba che sono in grado di dare informazioni certamente più qualificate delle mie. Consiglio inoltre di diffidare da ciarlatani e millantatori che offrono "facilità" in merito. È altresì vero che ci sono molti stranieri, anche italiani, che hanno aperto attività a Cuba che però non sono direttamente gestite da loro, ma da prestanome cubani, in genere compagne/i e quindi la proprietà legale è di questi ultimi, gli investitori sono soggetti a leggi migratorie che li obbligano a uscire dal Paese in tempi relativamente brevi, con possibilità di rientrarvi anche il giorno successivo, ma con aggravio di costi e conseguenti disagi.

Quello che Kronos non mi ha permesso di aggiungere...

Da il :   http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/             Art. di Aldo Abuaf






Questo pomeriggio (18.10 ora italiana) sono stato contattato in diretta (con 10 minuti di anticipo sul previsto)dalla trasmissione "Baobab" di Radio 1 RAI. L'argomento era sulla vendita delle auto private a Cuba. Nella manciata di minuti a disposizione non ho potuto ben chiarire alcuni aspetti fondamentali e cioè che la vendita "controllata" di auto nuove avveniva, con la vecchia legislazione, a cittadini cubani che avessero un potere d'acquisto maturato in valuta estera per lavori ufficiali di Stato. Valga come esempio coloro che hanno svolto missioni internazionaliste in qualità di medici o paramedici che accumulavano risparmi nel loro soggiorno, lontano da casa, spesso per poter comprare un'auto al loro rientro in Patria. Altri soggetti erano, sempre ad esempio, marinai o personale viaggiante dell'aeronautica. A queste persone veniva rilasciata una lettera di autorizzazione all'acquisto in base a quanto dichiarato da loro come disponibilità. I prezzi dei veicoli erano decisamente competitivi, almeno rispetto ad altri mercati, dal momento che una vettura Lada, di fabbricazione russa, nuova, (antica 124 fiat) costava dai 7 ai 9 mila dollari, secondo il modello, le altre marche disponibili, costavano in proporzione.


 Dopo l'approvazione della legge che consentiva a chiunque la possibilità di acquistare un auto nuova, è stato istituito un "coefficiente 8" sui prezzi correnti per cui l'auto da 7 mila viene a costare 56 mila pesos convertibili, al cambio, nelle transazioni bancarie, di 1 a 1 col dollaro. Al contante invece il dollaro "vale" circa 80 centesimi di peso convertibile. La nuova legge dice che i possessori di "vecchie" lettere di autorizzazione avrebbero avuto priorità nell'acquisto. Il "piccolo" problema è che su tali lettere era stata fissata una cifra che era basata sui vecchi prezzi...e chi aveva risparmiato 10 mila dollari e ottenuto la relativa autorizzazione all'acquisto rimanendo all'interno di questa cifra si è trovato impossibilitato a farlo. Non vi è stata nessuna disposizione retroattiva per "sanare" questa lacuna che ha penalizzato migliaia di persone e il mercato di vendita delle auto nuove è praticamente paralizzato. Le case automobilistiche rappresentate a Cuba vendono solo agli organismi statali che pagano il reale prezzo di mercato, mentre i privati sono nella quasi assoluta impossibilità di acquistare, salvo rare eccezioni, a prezzi che se "fuori" sono assurdi, immaginiamoci a Cuba.

Tornando al mio breve intervento nel programma Baobab, che innanzitutto ringrazio per l'attenzione, devo dire che non certo per colpa loro, ma per i ritmi diabolici delle emittenti radio e televisive in genere, è difficile e i lettori del blog lo sanno, riassumere in pochi minuti l'immagine di un Paese tanto più se in continua evoluzione, positiva e/o negativa, come Cuba. La tematica della vendita di auto e relativo acquisto, ha fatto emergere la categoria dei "nuovi ricchi" dei quali fanno parte, secondo me legittimamente, gli artisti e in un immediato futuro gli atleti e personaggi dello sport in generale. Credo che i più "beneficiati" dalle nuove norme sui diritti di autore siano gli scrittori, gli attori e registi, ma sopratutto i musicisti in particolare quando sono anche autori delle loro interpretazioni. Faccio un esempio su tutti: Descemer Bueno che con la sua "Bailando" sta ottenendo successi in tutto il mondo, in particolare nella "nemica" Miami e per estensione Florida e Stati Uniti. Il disco è stato inciso, nientemeno, che con Enrique Iglesias, ci si può immaginare la pioggia di diritti che cade..