di Andrea Lupi e Pierluigi Morena
La home page del Granma, l’organo ufficiale del comitato
centrale comunista cubano, celebra
l’inaugurazione della Fiera internazionale del Libro, giunta
all’edizione numero 23.
Un post pubblicato su Generación Y, il noto blog di
controinformazione curato dalla filologa Yoani Sánchez, racconta quello che la
propaganda non vede, la polvere che si annida dietro agli scaffali ben
allestiti. Ore e ore di volenteroso lavoro malpagato, il dirigismo
dell’Istituto Cubano del Libro, decisioni editoriali sottoposte a rigorose
censure condotte dal “compagno della sicurezza”, “el compañero de la
seguridad”.
In un post dello scorso 6 febbraio Yoani Sánchez, divenuta
oramai riferimento di chi volge uno sguardo critico verso il regime, racconta
di un contatto con una giovane reporter di un foglio digitale che autocelebrava
la propria audacia per aver citato in un articolo semplicemente “Fidel Castro”
piuttosto che il convenzionale “nuestro querido e invencible Comandante en
Jefe” (il nostro amato e invincibile Comandante in Capo).
Un bel passo in avanti, verrebbe da dire, sulla strada della
libertà di coscienza e della libera stampa.
Intanto l’Unione europea, come annunciato qualche giorno fa
da El País, sembra decisa a riprendere i rapporti politici con Cuba, una
sterzata improvvisa rispetto al blocco diplomatico adottato, con la posizione
comune 697, nel lontano dicembre del 1996. Il testo della posizione comune
subordina la cooperazione bilaterale con Cuba ai cambiamenti politici ed
economici che sarebbero intervenuti sull’isola.
I ministri degli esteri dei paesi membri – secondo fonti
spagnole – vorrebbero autorizzare la Commissione europea alla ripresa del dialogo per
riannodare ufficialmente i fili dei rapporti politici nel 2015. Le aperture di Raúl Castro sui delicati temi
delle libertà individuali e dei diritti umani determinerebbero le istituzioni
europee al cambio di passo, auspicato già nel 2010 dall’allora premier
spagnolo, il socialista Zapatero, sul punto di concretizzarsi ora, sotto il
governo del popolare Rajoy, più volte critico col sistema cubano.
Le turbolenze politiche in verità non hanno mai inciso sui
rapporti commerciali.
I dati economici lo confermano: l’Unione europea ha la
leadership degli investimenti stranieri nell’isola, è il secondo partner
commerciale del paese (dietro al Venezuela chavista, ora guidato da Maduro),
con un saldo di oltre duemila milioni di euro in esportazioni, secondo dati
forniti dall’Ambasciata spagnola a La
Avana.
Vedremo se, nel corso delle imminenti negoziazioni, l’Unione
europea vorrà esercitare pressioni sul governo cubano perché alleggerisca le
asfissianti politiche adottate dal regime sull’accesso al web, sulla
repressione della dissidenza e sulle libertà sindacali.